La poesia fa a pezzi il niente
UN’ANTOLOGIA PER RISTABILIRE EQUILIBRI.
Quella che ho tra le mani è – sì – una piccola antologia (mediterranea, come riportato in copertina) ma, già nell’introduzione di M. Mandorlo viene dichiarato lo scarto che gli autori intendono adoperare.
Via il caro e buon proposito di pubblicare un’ antologia per farsi conoscere, girare un po’ qua, un po’ là.
l poeti T. Di Dio , L. Babini, D. Ferrari M. Mandorlo e M. Villa coi loro testi attuano un lavoro ben mirato, preciso. C’è, infatti, in queste pagine tutta la consapevolezza di ciò che la vita,l’arte,la poesia non è perché, quando crollano tutti i palazzi della ragione,/ (e) si spegne la luce (p.24),
non è la fuga/il peso più grave da portare/ ( quanto piuttosto ) è l’annullamento .(p.59)
Questo i nostri poeti lo sanno bene.
C’è qualcosa nel mondo e qualcos’altro nell’uomo che fa si che l’uno sia per l’altro.
Cosa potrà mai avere di umano, terreno, reale anche patetico in senso stretto, un uomo che non sappia stare al mondo, che non si metta in relazione col mondo?
— da qualche parte/nella mente davanti agli occhi/c’è un ponte .(p.12)
Un ponte che può immergere nella subacquea stazione centrale di Milano dove la bellezza scende con le braccia inchiodate/ sulle terrestri fangositá/dei nostri limiti (p. 47); un ponte che unisce, che ci riconsegna alla luce, alla nostra umanità:
<<i nostri corpi potremmo averli o non averli ma è meglio
averli, fidati, e lasciarli così
anche disgraziatamente, come li lasciamo>> (p.26) .
Ecco quindi che la poesia si fa ponte.
Contro la perdita d’identità sfida l’indifferenza globale; per cui Ferrari, quando scrive: “Anch’ io come voi ho le mani legate/e poche pretese– (p 35), non vuole dissuadere dal fare esperienza del mondo, tutt’altro. Le pretese sono poche perché a capo queste hanno un’obbedienza – dove ob-audire, dal latino, implica un’educazione all’ascolto del mondo che evidentemente accade.
A che pro realizzare un’antologia poetica se non vi sia qualcuno ad averne bisogno, a pretendere ?
L’uomo pretende eccome,
s’interroga e lo fa perché si rende conto, vivendo, che quel che ci lega alle viscere roventi della terra è una piccola scintilla. E domanda:
–quali le prove di tanta grazia/ che ti ha partorito ?(p.32) .
È un avviso urgente quello mosso dai versi di quest’antologia, da questi poeti che, prima ancora sono uomini e donne .
–dobbiamo essere pronti – (p.34)
– protetti solo dal cielo,/ torneranno come un’eco/i nostri nomi verso casa- (p.39)
Ciò che è raccolto, assieme ai disegni di Mauro Valsangiacomo in questa pubblicazione della collana Quadra, alla chiara fonte editore, è una poesia che vuole fare a pezzi il niente -parafrasando i versi di Di Dio, per farlo ci vuole coraggio e per questo Ferrari scrive ancora :
Di quale luce tremante
invade, l’eco dell’ultima chiamata,
l’occhio enorme, morente
o per l’ultima mossa d’amore? (p.37 )
Cos’è quest’ ultima mossa d’amore ?
È quest’amore, forse, la forza che non deve mancare a cinque uomini che abbiano deciso di assumersi la responsabilità di rinnovare al mondo la scommessa della parola poetica?
La strada è difficile, la sfida è dura da affrontare ma, se strada non c’è, ecco che si ricorre anche alle nuvole e Mandorlo , in onore forse al Luzi del Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, coi versi :
nuvole indicatemi la strada
dentro creste di luce
dietro pareti minacciose di montagne
riemergono i visi dei miei cari
di chi per lunga assenza
mi fu dato
ancora più pienamente
e continua la sua opera
visibile e invisibile
dentro il mio umano viaggio
terrestre. (p.50)
fa assumere alla poesia anche un valore altro. Qualcosa di ancestrale – che configura un quasi traguardo conoscitivo risalente, però, alle origini – qui è dolcemente svelato al lettore.
È una bella antologia questa “Davanti agli occhi c’è un ponte” che, a dispetto della piccola e delicata forma in cui si presenta, con violenza irrompe nel quotidiano per ristabilire equilibri fondamentali, non lasciare la vita al caso, non mandare nel dimenticatoio la verità, ovvero la consapevolezza che c’è, come si ricorda anche nell’introduzione, un fuoco segreto che anima il lavoro silenzioso e tenace della poesia.
*
Nota comparsa per la prima volta su clanDestino