Cos’altro l’Avvento
Mentre nella babele italiana una Fortuna non bendata lancia
i dadi per una plausibile data in vista
delle Fatidiche 2018, mentre si confondono
mentalità, ideologie o stile
qualsivoglia retorico, dicembre giunge
come Apollo-cocchiere scortando
alle pendici del nuovo anno reduci e resti del precedente.
Dal blue whale dell’orrore, al divieto della mortadella
a scuola, il duemiladiciassette si pone all’avvento natalizio
col ponte della collezione Genesi di duecento foto
al Pan di Napoli dallo scorso ottobre
sino al 28 gennaio 2018. Se il lavoro documentaristico
di Sebastião Salgado è teso verso la necessità
di salvaguardare il nostro pianeta,
di cambiare il nostro stile di vita, allora,
credo io, sarebbe bello predisporsi
alle porte dorate dell’attesa coi versi
Ogni tanto giura di cominciare una vita migliore.
Ma come viene la notte con i suoi consigli
con i suoi mezzucci e le sue malie,
ma come viene d’impeto la notte, allora
al corpo che esige e reclama, a quella
stessa fatale gioia egli, smarrito, fa ritorno.
Perché, cos’altro è l’Avvento
se non disposizione d’animo allo smarrimento,
alla sperdutezza umana in virtù di una venuta
che possa restituirci il corpo, o quel corpo tanto
a nostra immagine e somiglianza?
Penso al Padiglione Italia alla biennale di Venezia;
alla sublimazione estetica del meraviglioso incarnato
dall’Imitatio Christi di Roberto Cuoghi.
E penso a quel corpo di cui molti attenderanno,
in queste settimane, la nascita; alla semantica
visiva in quel di Cuoghi prima citato e, per contro,
alla perdita, allo svuotarsi di senso e contenuto
dei nostri legami, del nostro esistere.
Forse per questo, se non altro, mi piace ripetere
i versi di Kavafis - Ogni tanto giura di cominciare una vita migliore.
Perché quel suo “ogni tanto” possa essere monito
contro la continua e costante commedia dei luoghi comuni.
Se è vero che esiste sempre umanità, che l’anima nostra
sia credente o meno, se è vero
che in noi esiste il segno di una storia comune,
che porta a emozionarci
per l’altare di una chiesa o l’Overture No. 3
di Johann Sebastian Bach, allora è anche vera
e valida la speranza di un cambiamento, una possibilità
per quella vita che desideriamo. E possiamo.
*
Testo comparso per la prima volta su clanDestino