L'urgenza di superare Dio. "La valle dei mulini": quando la letteratura per bambini smuove le coscienze
Oggigiorno, nel mondo, temo ci sia l’urgenza di superare Dio, chiunque egli sia.
Dico l’urgenza di superare, non di raggiungerlo, non di scorgerlo in una sua qualche manifestazione ma di arrivare a stringere tra le mani ciò che – ipoteticamente – è pertinenza di Dio: fare miracoli, cancellare i problemi, raggiungere la perfezione. E credo sia proprio la perfezione, ciò a cui punta l’uomo moderno. L’uomo che gradualmente ha iniziato a sostituire la sua identità, la sua unicità, con tutt’altro. Con l’accumulo ossessivo di potere, titoli, successo. Avere o Essere, ricalcando Fromm, è questa la giusta domanda, quella che il moderno Amleto farneticherebbe con in mano il teschiolo, simbolo di quell’umanità ormai smarrita. Ma cosa ha a che vedere tutto ciò con la letteratura infantile? Anzi, a cosa può servire – visto il contesto appena descritto – la letteratura infantile, gli albi illustrati?
A intrattenere, con una qualche storiella della buonanotte, quel baccello in fasce, prima che diventi uomo, prima che si evolva e inizi a inseguire la perfezione? Oppure, la butto lì, potrebbe servire a stimolare le domande giuste… A smuovere le coscienze, penso. E posso dirmi certa di questo, se la letteratura infantile, se l’albo illustrato è La Valle dei mulini (pubblicato in italiano nel 2013 dall’editore Terre di Mezzo) , se la storia è quella scritta da Noelia Blanco e le illustrazioni sono quelle di Valeria Docampo.
Siamo in un immaginario universo, un mondo meraviglioso, una valle dei mulini che il sapiente realismo magico della Docampo fissa in aperture dalle tinte calde e soffuse. Si tratta di pennellate materiche, di colori vibranti e anche di sogni.
Ma c’è dell’altro: “Nella Valle dei Mulini vivevano uomini, donne e ragazzi simili a tutti gli altri”. Fin qui niente di strano, potremmo dire. Eppure, appena un rigo dopo, la storia – quella che dovrebbe essere una storia per bambini – apre al mondo distopico a cui accennavo sopra: “Poi, un giorno, arrivarono le Macchine Perfette.” Sì, le iniziali sono maiuscole.
Continuiamo a sfogliare l’albo: “Grazie alle Macchine Perfette, tutto era perfetto. Bastava schiacciare un pulsante per vivere un momento perfetto, mangiare un dolce perfetto, avere un amico perfetto… E dunque, a quale scopo chiedere alle stelle cadenti di esaudire i desideri?”. Attenzione, inizia la tragedia moderna, perché “Fu così che gli abitanti della Valle dei Mulini smisero di sognare”.
Accade così, che l’uomo moderno si impantani nelle sue stesse creazioni, così è sopraggiunta la miopia, così rasentare la perfezione ci ha resi non Dei, ma inumani. Terribili. Per fortuna, però, ci sono albi come questo, albi che magari uno acquista per la bellezza delle illustrazioni e poi si ritrova ad avere tra le mani una storia attualissima, una storia che aiuta il bambino a non smarrirsi e l’adulto a ritrovarsi.
In effetti, vi ho raccontato soltanto una parte della storia; perché sapete, quando tutto inizia a diventare brutto, e freddo, e a insterilirsi, tanto più la luce rimasta inizia a brillare tra le ombre. Diremmo questo a un bambino, e io adesso mi rivolgo proprio al bambino nascosto in ciascuno dei nostri lettori. Ma non voglio utilizzare le mie parole, vi riporto quelle della Blanco: “Eppure, qua e là, nel cuore della Valle dei Mulini sonnecchia ancora qualche sogno nascosto. Uno è quello di Anna, la sarta del paese.”
Anna è ancorata alla sua umanità, e non si vergogna di custodire dei sogni. Poi, una sera, – quando le Macchine Perfette sono a riposo – scorge in lontananza, là dove dormono i mulini, il profilo dell’Uomo-Uccello. Poverino, lui cerca di volare ma nel nuovo mondo, quello perfetto, non c’è più vento, né per lui né per far girare le pale dei mulini.
Adesso la domanda è d’obbligo: A questo vogliamo arrivare? Non sarebbe giusto rivelarvi la storia come si conclude. Mi auguro però che possa, in qualche modo, incuriosirvi. Perché, sapete, la bella letteratura – specialmente quella infantile – non ha affatto le pretese di insegnarci qualcosa, ma è il frutto di uno sguardo vigile e profetico. Uno sguardo a cui potremmo, mi auguro, riabituarci.
Alessia Iuliano
*
Valeria Docampo è un’illustratrice argentina, nata a Buenos Aires e laureata in Graphic design ed Arti visive. Insegna da alcuni anni all’università e si dedica all’illustrazione per bambini, lavorando per editori di cinque continenti. Disegna catturata dal desiderio di trasmettere la bellezza della natura e delle storie, utilizzando sia tecniche e metodi tradizionali che digitali e innovativi. Attualmente vive a Lione, da dove ogni giorno tenta di guardare il mondo con gli occhi della sua bambina.
Noelia Blanco, autrice dei testi, è argentina ma vive a Lione. Ha trovato la sua chiave per decifrare il mondo nella musica tradizionale e nella letteratura per l’infanzia.*
Nota pubblicata per la prima volta su Pangea